Metodo McKenzie

Il medico inglese James Cyriax diede alcuni contributi importanti alla definizione della metodica ideando una serie di test meccanici per la diagnosi e specifiche tecniche manipolative per il trattamento, ma con l’approccio ideato da Robin McKenzie, un fisioterapista neozelandese la metodica si sviluppa autonomamente e acquisisce una propria organicità.

Principi Base
Per McKenzie la terapia meccanica si basa principalmente sull’educazione del paziente e sull’autotrattamento. L’efficacia della terapia dipende dall’accuratezza della diagnosi meccanica, essa si avvale della raccolta della storia del disturbo al fine di capire se lo stesso si trova in fase acuta, subacuta o cronica, la localizzazione dei sintomi, quali posizioni o movimenti e attività influenzano in meglio o in peggio o non hanno effetto sul disturbo. Si cerca di trovare un sintomo guida il quale serve come riferimento. Eventuali controindicazioni alla terapia meccanica vengono esplorate. Infine viene ipotizzata una possibile classificazione, essa può essere: di tipo non meccanico ovvero infiammatorio acuto nel caso in cui il dolore costante non mostri alcuna risposta meccanica ovvero nn diminuisca in alcun modo con nessuna posizione o nessun movimento. Nel caso in cui esista una risposta meccanica essa può essere inquadrata in una delle sindromi meccaniche individuate da McKenzie o può evidenziare caratteristiche meccaniche di tipo ancora diverso. Nella seconda parte della diagnosi viene osservata la postura in relazione con la presenza di eventuale riduzione dell’esecuzione articolare dei segmenti articolari in esame e in fine vengono scelti ed eseguiti alcuni test meccanici standard adatti a verificare la specifica ipotesi diagnostica fatta durante la raccolta della storia. Se vi sono più ipotesi diagnostiche vengono eseguiti più test al fine di ottenere una diagnosi differenziale. I test comprendono: movimenti singoli, movimenti ripetuti e posizioni statiche, movimenti passivi, attivi o contrazioni isometriche contro resistenza per valutare articolarità e adattamento del dolore prima durante e dopo i test. Spesso alcuni di questi movimenti o posizioni, per il tipo di risposta ottenuta vengono anche suggeriti al paziente come autotrattamento.